Volontariato

La “discesa in campo” di Jovanotti Forza Tibet forza Dalai Lama

Invitato a parlare agli studenti di una scuola di Firenze, spiazza tutti con una maglietta “Free Tibet, please”. «È di 20 anni fa, l’ho recuperata in un armadio» .

di Redazione

Un paio di settimane fa, Jovanotti ne ha combinata un?altra delle sue: ha stupito la platea degli studenti venuti ad ascoltarlo a Firenze (e stupendo anche Red Ronnie che lo stava intervistando) scoprendo per un momento una t-shirt sulla quale campeggiava la scritta ?Free Tibet, please!?. Jovanotti non è certo nuovo a prese di posizioni pubbliche. In questo è un eccellente allievo del suo mito, Bono, il leader degli U2. Ma questa volta ha preceduto il maestro? Jovanotti non parla di boicottaggio, perché quella non è una scelta che spetta a un musicista. Segue la linea saggia di un personaggio che stima, come il Dalai Lama. E poi ammette anche un grande amore per la Cina, paese che qualche anno fa ha percorso in bicicletta.

Vita: Dove ha scovato quella maglietta?
Jovanotti: Era una cosa di una ventina di anni fa, l?ho trovata in fondo ad un baule.

Vita: Da quando ha sposato la causa tibetana?
Jovanotti: È un argomento che tocca il cuore. Un paio di volte ho incontrato il Dalai: ho una memoria personale molto forte. Mi ha colpito l?energia di quest?uomo e la forza e la determinazione della sua non violenza. È una figura importante dei nostri tempi.

Vita: La bandiera del Tibet è apparsa anche sul tuo sito?
Jovanotti: Sì, ma la mia preoccupazione è anche quella di non strumentalizzare le cose. Nei dettagli storico politici nessuno conosce bene tutta la storia. Quello che è importante non è tanto sapere cos?è successo dal 59 ad oggi: è determinante capire cosa sta succedendo ora. Il Dalai Lama da questo punto di vista mostra molta saggezza: non punta all?indipendenza politica del Tibet ma chiede semplicemente un rispetto della cultura. Difficilmente il Tibet potrà riconquistare un?indipendenza politica perché il Paese è stato invaso dal punto di vista culturale: ormai c?è una maggioranza di persone che vivono lì che non sono originarie del Tibet. Lui chiede per lo meno un sistema di leggi che faccia sì che vengano rispettate le tradizioni culturali, quel patrimonio di conoscenza gigantesco.

Vita: Che cos?è l?aspetto che più la colpisce del Dalai Lama?
Jovanotti: È la sua forza interiore. Una caratteristica che avevo riscontrato in un altro grande personaggio con cui ho avuto una grande amicizia e che ho avuto la fortuna di potere incontrare anche poco prima che morisse. È Tiziano Terzani, che anche nella malattia aveva una forza interiore che avrebbe spostato una montagna.

Vita: Lei pensa che una causa come quella del Tibet possa fare breccia anche nei giovani che lo seguono?
Jovanotti: Ne sono convinto, anche se per i giovani di oggi abbracciare cause ideali è più complicato, ma non per colpa loro. Se faccio un confronto con quello che ero io alla loro età, mi scopro più fortunato: anche se venivo da una famiglia semplice che non poteva darmi particolari opportunità, mi rivedo a 18 anni pieno di sogni. Ho sempre avuto la fortuna di vedere il futuro come luogo a mio favore, pieno di divinità che fanno il tifo per me. E mi è sempre andata bene. Oggi le cose sono messe diversamente, per i giovani è più difficile guardare con fiducia al futuro, perché si è trasformato in una zona di paura e di insicurezza. Ma dobbiamo invertire questa tendenza. Mi auguro che la mia musica serva a quello?

Vita: Dialogando con Bono, qualche mese fa hai detto che gli italiani sono più portati alla beneficenza che a sposare le cause della giustizia. In che senso lo dicevi?
Jovanotti: Non era un giudizio, era una constatazione. Noi siamo stati in prima fila quando si tratta di donare perché siamo stati poveri, siamo stati un Paese di emigranti e forse anche perché abbiamo la Chiesa. La Chiesa ha contribuito a dare una struttura morale alla nostra società. È un dato di fatto.

Vita: Ieri l?Africa e Drop the debt. Oggi anche il Tibet. C?è un messaggio che unifica questo suo impegno?
Jovanotti: Sì, è l?idea che tutto può essere cambiato. Che abbiamo a disposizione mezzi potenti per comunicare, ad esempio per consentire a tutti un accesso più semplice alla conoscenza, ai farmaci? Oggi la soluzione a molte situazioni e di molti problemi appare possibile. È il momento giusto per immaginare un futuro. A volte i media ci dipingono le situazioni come in quella pagina di un libro di Conrad che ho letto di recente, Lord Jim. Lo scrittore raccontando di un incidente parlava di una situazione da ?formicaio allagato?. Io non penso che sia questa la condizione del mondo, neppure nelle situazioni più disperate. C?è sempre qualcosa che si può fare.


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